Colgo l’occasione di riproporre l’articolo di “umbertosm” (noto conoscitore di strumenti finanziari) che in questo scritto propone un “trattato di psicologia e money managment”! Ho pensato bene di sottoporvelo proprio per le numerose analogie tra il ns beneamato betting (trading) e gli strumenti finanziari!
La teoria di cui tratto ora in maniera sintetica mi ha spiegato finalmente perché la maggior parte degli investitori non riesce spontaneamente a seguire la nota regola o consiglio di Borsa: “tagliare le perdite e far correre i profitti”.
Sulla base dall’evidenza empirica, la teoria descrive la maniera con cui le persone fanno scelte in situazioni dove devono decidere tra alternative che coinvolgono rischi, come ad esempio le decisioni finanziarie e come valutano potenziali perdite e guadagni.
Nella teoria della prospettiva, un individuo effettua le sue decisioni di scelta in un contesto aleatorio, sulla base di una funzione di valore che attribuisce a ciascun possibile esito di una decisione di scelta, in funzione della prospettiva (punto di riferimento) con la quale l’agente economico valuta gli esiti delle proprie decisioni.
Per valore si intende l’importanza (coinvolgimento emotivo, considerazione di impatto nella propria vita, livello di soddisfazione/insoddisfazione psicologica, ecc.) attribuita ad un certo esito di un evento aleatorio, come ad esempio di una lotteria.
Empiricamente risulta che in generale le persone valutano le perdite con maggior valore dei guadagni.
Questa percezione umana è tradotta in inglese con la frase losses loom larger than gains, le perdite sembrano più grandi dei guadagni, cioè si tende a dare più valore al fatto di perdere 100 euro che al fatto di trovare 100 euro, perché perdere 100 euro produce un livello di insoddisfazione/tristezza più intenso in valore assoluto del livello di soddisfazione/gioia di guadagnare 100 euro.
Come illustrato figura seguente, sulla base dei risultati sperimentali, la teoria della prospettiva teorizza una curva della funzione di valore caratterizzata da:
– una avversione al rischio nel dominio dei “guadagni” (concavità cella curva),
– una propensione al rischio nel dominio delle “perdite” (convessità cella curva).
Inoltre, la funzione del valore ha una maggiore pendenza nel dominio delle perdite, per la considerazione che losses loom larger than gains.

Dominio dei “guadagni”
Guadagnare 1.000 euro comporta un Valore 10, cioè 10 unità di soddisfazione soggettiva, ma guadagnare 2.000 euro non comporta un Valore 20, cioè un raddoppio della percezione di gioia, ma un Valore inferiore, possiamo dire di 15; in altre parole, un raddoppio di vincita oggettiva non comporta un raddoppio della soddisfazione, ma solo 1,5 volte meglio.
Aumentare ulteriormente la vincita comporta incrementi sempre più piccoli di guadagno di Valore.
La forma della curva conferma ciò che gli economisti chiamano “law of diminishing marginal utility“, cioè la legge dell’utilità/profitto marginale decrescente: quando una persona ricca diventa ancora più ricca, ciascuna unità aggiuntiva di ricchezza lo soddisfa sempre di meno.
Trasferendo questa considerazione empirica nell’ambito del trading di Borsa: rimanere in posizione quando si guadagnano virtualmente 1.000 euro e guadagnarne altri 1.000 comporta un incremento di Valore di 5 (da 10 a 15), mentre riperdere i 1.000 euro già virtualmente guadagnati comporta un decremento di Valore di 10 (da 10 a 0).
Da qui la avversione al rischio nel dominio delle “vincite”: l’investitore preferisce uscire dalla posizione non appena ottiene un minimo guadagno, perché attendere rimanendo in posizione per “far correre i profitti” comporta, a parità di Rischio teorico oggettivo, una percezione della probabilità di perdita di Valore (10) superiore alla percezione di probabilità di vincita di Valore (5).
Dominio delle “perdite”
Perdere 1.000 euro comporta un Valore -20, cioè 20 unità di insoddisfazione soggettiva, ma perderne 2.000 non comporta un Valore -40, cioè un raddoppio della percezione di tristezza, ma un valore inferiore, possiamo dire di -30; in altre parole, un raddoppio di perdita oggettiva non comporta un raddoppio della insoddisfazione, ma solo 1,5 volte peggio.
Aumentare ulteriormente la perdita comporta incrementi sempre più piccoli di perdita di Valore.
La forma della curva conferma ciò che gli economisti chiamano “law of decreasing marginal disutility of losses”, cioè la legge dello svantaggio della perdita marginale decrescente: quando una persona povera diventa ancora più povera, ciascuna perdita di ricchezza aggiuntiva aumenta l’insoddisfazione sempre di meno.
Trasferendo questa considerazione empirica nell’ambito del trading di Borsa: rimanere in posizione quando si perdono virtualmente 1.000 euro e riguadagnare i 1.000 persi comporta un incremento di Valore di 20 (da -20 a 0), mentre perdere altri 1.000 euro comporta un decremento di Valore di 10 (da -20 a -30).
Da qui la propensione al rischio nel dominio delle “perdite”: l’investitore preferisce rimanere in posizione quando ottiene una perdita, perché uscire subito dalla posizione per “tagliare le perdite ” comporta, a parità di Rischio teorico oggettivo, abbandonare l’opportunità di avere un guadagno di Valore (20) superiore all’opportunità di avere una perdita di Valore (10).
In conclusione, in Borsa l’investitore è generalmente propenso a correre pochi rischi, e quindi chiude la posizione, non appena riesce a guadagnare virtualmente anche poco, ma accetta di aumentare i rischi rimanendo in posizione, quando realizza perdite virtuali.
Questo effetto è inoltre amplificato, per l’aumento di pendenza della funzione del valore nel dominio delle perdite, per la considerazione che losses loom larger than gains.
(umbertosm)
Max
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